DIAMANTE DI GOULD LUTINO

Analisi dei fenotipi

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    DIAMANTE DI GOULD LUTINO Testo di Sergio Lucarini

    Analisi dei fenotipi

    Che il Diamante di Gould sia attualmente l’esotico di maggior successo lo testimonia il continuo ciclo di crescita numerica nelle esposizioni. Certamente impressionanti a questo proposito le sue presenze nell’ambito della Specialistica di Travagliato, in queste ultime edizioni costantemente oltre il migliaio di soggetti, record numerici che ad ogni edizione vengono costantemente migliorati.
    Quest’anno ho avuto l’onore e il piacere di far parte della giuria di questa manifestazione, esperienza estremamente positiva perché, tra l’altro, mi ha dato la possibilità di approfondire, confrontando tra loro diversi fenotipi ascrivibili alla mutazione Lutino, alcune problematiche che da più di un anno stiamo dibattendo nella sezione dedicata a questo esotico nell’ambito del sito www.passerodelgiappone.it.
    Da quanto scaturito da tale scambio di idee e di esperienze ne ho tratto una prima nota già apparsa sul n° 5/2011 di “Italia Ornitologica”. Uno scritto dove, oltre a fare il punto su quanto conosciuto su questa mutazione, ho approfittato per mettere in evidenza delle incongruenze a livello di colorazioni generali che a mio giudizio necessitavano di un supplemento di indagine sia a livello di riscontri di allevamento che di rilettura dei dati già acquisiti.

    Due diversi fenotipi

    Un punto interrogativo che in quella nota è rimasto senza risposta riguardava il fenomeno, ben noto a chi alleva Gould Lutino, delle due diverse tipologie cromatiche esternate, in modo particolarmente evidente, dai soggetti di sesso maschile della variante a testa nera.
    A volte si ottengono infatti dei Lutino decisamente vistosi che presentano ben percepibili soffusioni di eu bruna a livello della testa e della coda, cosa che va a creare una sorta di maschera di un caratteristico e peculiare colore bruniccio contornata da un collarino turchese, anche il sopraccoda è sfumato di turchese mentre le timoniere tendono al beige. Altre volte invece, magari nello stesso nido, possiamo veder nascere dei soggetti dalle melanine completamente assenti, con cromie gialle e bianche di esclusiva origine lipocromica

    GouldZanichelli
    In questa immagine sono ripresi tre fratelli. In quello a destra c’è una evidente assenza di melanine.
    Foto e allevamento: Daniele Zanichelli

    Anche a Travagliato mi sono trovato a valutare nella stessa categoria sia soggetti, appunto, assolutamente privi di pigmenti melaninici, che gli altri, quelli dotati di cromie più complesse come sopra descritto.
    Non si tratta quindi di fenomeni sporadici, o di gradienti con forme intermedie ascrivibili a variabili genetiche quantitative. La differenza e la ripartizione è netta, infatti la ancora scarsa popolazione di Gould Lutino si direbbe divisa quasi a metà tra le due espressioni cromatiche.
    Nella nota citata, a giustificazione del fenomeno ho proposto due ipotesi: una che prevede la possibilità che a produrre i fenotipi più “diluiti” ci sia la concomitante azione dei fattori “pastello” e “lutino”; l’altra, forse all’apparenza più forzata, che addebiterebbe il maggiore schiarimento all’intervento, in abbinamento con “lutino”, del fattore “petto bianco”.
    Questa seconda possibilità, prospettatami da Luigi Montini e da Emilio De Flaviis, prende fondamento dalla nota capacità di “petto bianco” di amplificare gli effetti di “pastello”, cosa che renderebbe ipotizzabili analoghi effetti dalla sua unione con “lutino”.
    Nella discussione, che nel sito citato si è dipanata per parecchi mesi, sono stati puntigliosamente analizzati i pro e i contro di entrambe le ipotesi.
    A favore dell’abbinamento Lutino-Pastello, c’è la indubbia complementarietà negli effetti riduttivi delle due mutazioni. Abbiamo infatti “lutino” che elimina completamente la feomelanina e, quasi completamente, la eumelanina. Quello che resta è un residuo degradato di eu bruna, che in abbinamento con “pastello”, che non ha potere sulla feo, ma che riducendo a sua volta la eu, produrrebbe un sinergismo capace di indurre una decolorazione totale.
    Per contro, c’è il fatto che queste due mutazioni sono entrambe posizionate sui cromosomi sessuali, realtà che di norma rende poco probabile un crossing-over, l’evento cioè in grado di favorire un reciproco scambio di posizione dei loci interessati. Questa scarsa probabilità che tale fenomeno si verifichi non collima con le citate reiterate nascite nello stesso nido di soggetti “colorati” e “schiariti”.

    Problemi di crossing-over

    Il crossing-over, è un fenomeno che normalmente si verifica nella suddivisione cellulare durante la meiosi, processo biologico che porta alla formazione dei gameti cioè spermatozoi e cellule uovo. Consiste in uno scambio di segmenti di DNA tra cromosomi omologhi, cosa che potrebbe portare ad un cambio di assetto genetico con la disgiunzione di due fattori in precedenza posizionati sullo stesso cromosoma (da posizione cis a trans) o, all’opposto, all’unione sullo stesso cromosoma di due mutazioni in precedenza poste sui due cromosomi opposti (omologhi). Che questi scambi si verifichino, dipende dalla distanza reciproca dei loci presi in esame: più sono distanti, tanto più è probabile che la disgiunzione possa verificarsi.
    Ad oggi, in tutti i casi analoghi, cioè in presenza di due mutazioni sesso legate, lo scambio di posizione dei rispettivi loci è stato sempre un evento relativamente sporadico. Tanto per citare un esempio, molti anni fa, dopo una analisi di numerosi dati riferiti all’allevamento del Ciuffolotto, calcolai, con tutte le cautele del caso, che la frequenza di crossing-over tra le mutazioni pastello e bruno in questo Fringillide fosse di circa il 4%, cioè un evento ogni venticinque nati.
    Nel Diamante di Gould Lutino, l’evidenza di nascite dagli stessi genitori di soggetti con fenotipi difformi, che nel caso di due mutazioni entrambe posizionate sul cromosoma x (“lutino” e “pastello”), implicherebbero un reiterato intervento del crossing-over, avrebbe fatto ritenere ai due tecnici sopra citati, Montini e De Flaviis, che fosse più realistica l’ipotesi, da loro prospettata, del sinergismo con “petto bianco”. Questo, essendo un fattore posizionato su un cromosoma autosomico, quindi non sesso legato, risulterebbe infatti libero di abbinarsi o meno con “lutino” con una frequenza del 50%.
    Nel sito la discussione era nata molti mesi prima quale tentativo di analizzare le problematiche legate alla colorazione delle maschere, è noto infatti che sin dal primo apparire la mutazione “lutino” è risultata sempre abbinata al fattore “testa nera”, anch’esso sesso legato.
    Il via al dibattito l’aveva dato infatti la segnalazione da parte di Massimo Morini, grande esperto di Estrildidi, della comparsa nel suo allevamento di un Lutino maschio a Testa gialla e di una femmina a Testa rossa. Prima segnalazione in Italia della nascita di soggetti Lutino non a Testa nera, ma con maschere lipocromiche.
    La coppia di origine era formata da maschio Pastello SF TG/Lutino x femmina Lutino TN a becco rosso. Da questi, Massimo ha ottenuto ben ventisette figli, tutti puntigliosamente elencati nella loro realtà fenotipica:

    14 Maschi così ripartiti:

    4 Pastello SF TG
    5 Lutino TN
    3 Ancestrale TR
    1 Pastello SF Petto bianco TR
    1 Lutino TG

    13 Femmine così ripartite:

    5 Pastello TG
    4 Lutini TN
    1 Pastello Petto bianco TR
    1 Ancestrale TR
    1 Pastello TR
    1 Lutino TR

    Questo, ripreso da www.passerodelgiappone.it, è un estratto del mio intervento a commento dei dati forniti da Morini, ricordo che l’analisi in questa prima fase era incentrata sul problema della colorazione delle teste:

    Ho sviluppato lo schema completo dei risultati possibili e da quello che ne esce fuori direi che in quanto riferito da Massimo non ci sono dati non in linea con quanto teoricamente prevedibile. Forse una cosa strana però c’è, più avanti ne parliamo.
    Premetto che per semplificare ho tolto tutte le variabili autosomiche. Quindi non ho considerato l’alternativa TG o TR dando per scontato che dove alla fine leggeremo TR, potrà anche essere un TG avendo dato per acquisito che la femmina oltre ad avere il becco rosso è anche una portatrice di giallo. Lo stesso facciamo con Petto viola e Petto bianco dando per acquisita l’eterozigosi anche per questo fattore. Quindi non ci stupiremo se tra i figli ce ne saranno un po’ a PV e un po’ di più ( per via che anche lutino va ad incidere su questo particolare) a PB.

    Al maschio Pastello SF TG / Lutino possiamo assegnare queste due sequenze geniche (una ereditata da suo padre ed una da sua madre): P+ tn rdl / P tn+ rd+ (ovviamente ho messo lutino e testa nera sullo stesso cromosoma).
    Questi sono i sei gameti che può produrre:
    1) P+ tn rdl (parentale)
    2) P tn+ rd+ (parentale)
    3) P+ tn+ rdl (ricombinante)
    4) P+ tn+ rd+ (ricombinante)
    5) P tn rdl (ricombinante)
    6) P tn rd+ (ricombinante)

    Questi gameti maschili quando incontrano il gamete Y (vuoto) trasmesso dalla femmina generano figlie:

    1) Lutino TN
    2) Pastello TR
    3) Lutino TR
    4) Ancestrale TR
    5) Lutino Pastello TN
    6) Pastello TN

    I soggetti ai punti 1 e 2, essendo quelli che nascono dai gameti parentali, cioè quelli che i genitori hanno ereditato dai nonni, sono quelli percentualmente più numerosi.
    Quelli da 3 a 6 sono invece più rari, in quanto scaturiscono da uno scambio di materiale genetico tra omologhi (crossing-over).

    Se andiamo a confrontare questa previsione teorica con le femmine nate nell’allevamento di Massimo, vediamo che ce ne sono 11 di tipo parentale, quindi Lutino TN e Pastello TG o TR.
    Solo due invece le ricombinanti una Ancestrale ed una Lutino TR.
    La seconda è quella che, a sua volta riaccoppiata, darà figli Maschi con le due mutazioni rdl e tn dallo stesso lato (in posizione cis), cosa che permetterà loro di generare numerosi figli Lutino a testa colorata.

    Per i maschi basta mettere al numeratore le formule che sopra ho segnato da 1 a 6 ed al denominatore quanto espresso dal cromosoma X della madre (P+ tn rdl) per ottenere la seguente lista di soggetti:
    1) Lutino TN
    2) Past. SF TR/ TN e Lutino
    3) Lutino TR/TN
    4) Ancestrale TR/TN e Lutino
    5) Lutino Pastello SF TN
    6) Pastello SF TN/ Lutino

    Anche in questo caso le previsioni teoriche sono abbastanza in linea con i risultati di Massimo, nove fenotipi di origine parentale (quelli ai punti 1 e 2), e cinque soggetti originati da crossing-over, quattro ancestrali ed un Lutino TG/TN.
    La stranezza di cui accennavo sopra è proprio questa: come mai fino ad oggi Lutino e TN hanno avuto tanta difficoltà a disgiungersi, quando, da quello che possiamo capire dai risultati passatici da Morini, con le covate di una sola coppia ci ritroviamo per le mani ben due Lutino a testa colorata?

    Come detto in premessa, all’inizio della discussione eravamo tutti concentrati sulla problematica della apparente non disgiunzione dei fattori “lutino” e “testa nera”, cosa che per diversi lustri aveva fatto si che i pochi Lutino che giravano per gli allevamenti fossero tutti geneticamente a Testa nera. La risposta a tale problematica potrebbe essere quasi scontata: evidentemente fino ad ora questi animali non erano mai capitati tra le mani di un allevatore del calibro di Massimo Morini. Indubbiamente produrre in una stagione da una sola coppia ventisette soggetti, di cui ben undici Lutino, facilita non poco la casistica!
    Assegnato il giusto merito di questa importante acquisizione all’amico Massimo, solo successivamente la nostra attenzione si è spostata, con sempre più complessi interventi, sulla problematica dei diversi fenotipi Lutino sopra denunciati.
    Come spesso succede in queste circostanze, per qualche mese il dibattito si è un poco impantanato con ciascuno dei protagonisti arroccato sulla bontà delle proprie tesi.
    Poi, all’improvviso è arrivata la soluzione.

    Le esperienze di Daniele Zanichelli

    Oltre ai citati risultati di Morini, abbiamo avuto la fortuna di analizzare dei riscontri d’allevamento abbastanza simili portati alla nostra attenzione da Daniele Zanichelli, anche lui ben noto nell’ambiente dei cultori del Diamante di Gould. E’ infatti sui suoi dati, corredati da inequivocabili foto, che nel sito abbiamo iniziato a focalizzare la nostra attenzione sul fenomeno delle due diverse espressioni fenotipiche tanto evidenti nei maschi Lutino. Ed è durante una chiacchierata telefonica con lui che mi sono reso conto che dalla lettura dei suoi dati di allevamento ed anche di quelli di Massimo Morini, c’erano dei suggerimenti che non erano stati colti.
    Infatti se si vanno a calcolare tutti i soggetti ricombinanti (cioè frutto di crossing-over), quindi nel caso dell’analisi di cui sopra, anche gli ancestrali, ci si accorge che la frequenza di ricombinazione tra il locus “lutino” e quello “pastello” è altissima.
    Questo è quanto da me osservato in proposito:
    Dalla rilettura dei dati risulta che il rapporto tra prole “parentale”(senza crossing-over) e prole “ricombinante” (frutto di crossing-over) è presumibilmente attorno a 3:1.
    L’indicazione quindi che riceviamo, sia pure molto approssimativa, è che i due fattori in esame siano collocati sul cromosoma X in posizioni abbastanza distanti, cosa che, come abbiamo detto, consente scambi reciproci relativamente frequenti.
    Questo fa dedurre che l’ottenimento da parte di Zanichelli di quattro soggetti Lutino “colorati” (presumibilmente Lutini puri) e due soggetti Lutino “chiari” (presumibilmente Pastello Lutino) , non sia da ritenere un evento eccezionale, ma rientrante nella norma della casistica che emerge dai dati in nostro possesso.

    A queste aggiunsi delle ulteriori considerazioni:
    …quanto elaborato mesi fa in riferimento al colore delle teste in rapporto alla mutazione lutino suggerisce la frequenza di un crossing-over ogni quindici nati, se invece si restringe il campo riferendosi ai soli fattori “pastello” e “lutino”, vediamo emergere il rapporto 3:1 di cui detto sopra.
    Per evidenziare questo dato, ho eliminato tutti gli “indistinguibili”(perché non descritti da Morini) Lutino e Lutino Pastello, conteggiando quindi solo i 12 “parentali” Pastello e i 4 “ricombinanti” Ancestrali. Estrapolando, possiamo comunque supporre che tra gli undici a fenotipo Lutino possano essercene almeno 3 o 4 Lutino Pastello.
    Tale evidenza credo sia molto importante, non solo per quello che riguarda le problematiche legate alla nostra discussione: infatti mentre decade l’obbiezione legata alla inconsueta frequenza di nascite frutto di ricombinazione genetica (crossing-over), abbiamo anche una informazione circa la posizione reciproca dei geni oggetto della discussione lungo il cromosoma X.
    Dai dati in nostro possesso, ovviamente da verificare (cosa che potrebbe fare Daniele descrivendo
    -cosa che poi ha fatto- tutti i fratelli dei Lutino in argomento), risulterebbe che “tn”(testa nera) e “rdl” (lutino) tendono a restare uniti, quindi sono tra loro relativamente vicini, invece, per quello che riguarda “P” (pastello) e “rdl” (lutino) c’è da supporre che siano tra loro piuttosto lontani in quanto con facilità avviene la loro disgiunzione. Questo ci consente di tracciare una (mini) mappa del cromosoma x posizionando il locus “tn”(testa nera) in posizione intermedia rispetto a “P” (pastello) e “rdl” (lutino).
    La ragione per la quale i pochi Lutino a maschera colorata, rossa o gialla che sia, visti fino ad oggi risultano privi di soffusioni turchine o beige nelle zone di elezione, potrebbe dipendere dal fatto che anche loro, in realtà, siano dei Lutino Pastello.

    Per quello che riguarda questa ultima osservazione, sono in corso delle verifiche. Quando ci saranno novità, torneremo sull’argomento.

    Conclusioni

    In chiusura delle discussioni che si sono dipanate per oltre un anno, sono arrivati fortunatamente anche degli incontestabili riscontri di allevamento: sia nell’allevamento di Luigi Montini che in quello di Daniele Zanichelli, da coppie appositamente assortite, sono arrivati risultati inequivocabili che confermano quanto teorizzato: i soggetti che appaiono più pigmentati, quelli cioè che oltre alla maschera bruniccia (il riferimento è ai Testa nera), presentano timoniere beige, nonché ben evidenti soffusioni turchine nel collarino e nel sopraccoda, sono dei Lutino puri; quelli invece che si presentano completamente privi di infiltrazioni melaniniche sono dei Lutino Pastello.
    Inoltre, dai riscontri oggettivi delle prove pratiche effettuate, si può dedurre un fatto iportante: lo schiarimento totale sopra descritto viene provocato dal fattore Pastello anche a livello di eterozigosi, quindi in singola diluizione (SF).

    dscn0859c
    Questa è una delle covate che hanno dato riscontro pratico a quanto teorizzato. Foto e allevamento D. Zanichelli

    Da tutta questa sequenza, sarà giocoforza necessario trarre anche dei suggerimenti da mettere in pratica a livello espositivo: non è infatti ipotizzabile continuare a proporre a concorso e, di conseguenza, confrontare e giudicare nella stessa categoria e con lo stesso metro soggetti tra loro così eterogenei sia dal punto di vista fenotipico che genetico.
     
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  2. lorenzo2693
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    Ottimo... Grazie !
     
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